Ho pensato di raccogliere in questo post, che aggiornerò periodicamente, gli articoli da me scritti di carattere scientifico e divulgativo, per diverse riviste e blog online di psicologia e medicina, con le quali collaboro, corrispondenti ai miei vari ambiti di esperienza e competenza, suddivisi per argomento:
NEUROSCIENZE E FUNZIONI ESECUTIVE: www.stateofmind.it/2014/04/executive-functions/ DECLINO COGNITIVO: /www.stateofmind.it/2017/01/persona-con-demenza-peaceful-mind/ DINAMICHE DI COPPIA: https://www.stateofmind.it/2013/09/umorismo-coppia/ DISTURBO DA USO DI ALCOOL E SUO TRATTAMENTO CON MODELLO METACOGNITIVO: www.stateofmind.it/2017/05/modello-metacognitivo-alcol/ DISTURBO BORDERLINE DI PERSONALITA' E SUPPORTO AI FAMILIARI: www.stateofmind.it/2016/03/interventi-per-familiari-di-pazienti-borderline/ CINEMA E PSICOLOGIA: DOLORE CRONICO:
APPROCCI DELLA "TERZA ONDA" DELLA TERAPIA COGNITIVA: MINDFULNESS & COMPASSION:
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Esperimenti di Cinema e Psicologia
In una stagione in cui le “piazze” virtuali stanno prendendo il sopravvento su quelle fisiche e reali, e in cui c’è quindi il rischio che le interazioni e le comunicazioni umane prendano le sembianze di gare narcisistiche a chi crea l’identità più incisiva e attraente, oppure di discussioni aggressive senza preoccuparsi troppo di conoscere l’altra persona, gli spazi e le occasioni di creare confronto più genuino e riflessione comune sulle tematiche più disparate costituiscono nuovi catalizzatori di connessione umana ed empatia. Abbiamo provato a Ferrara a fare un esperimento per esplorare queste potenzialità utilizzando la “cassetta degli attrezzi” che ci siamo costruite negli anni, quella da psicoterapeute, unendola alla passione per il cinema. Il binomio psicologia e cinema non costituisce una gran novità: da sempre il cinema “attinge” dall’inesauribile bacino costituto dalle emozioni e si sporca le mani infilandole nel torbido delle passioni. Comprensibilissimo, essendo il cinema una modalità di raccontare il quotidiano, che risponde pertanto ad un bisogno, quello della narrazione, che l’essere umano ha da sempre. Narrare storie, da quelle fittizie a quelle più realistiche, aiuta a spiegare, a dare un senso, ma anche creare e consolidare un senso di identità e di comunità. Allo stesso tempo, immaginare scenari alternativi può anche servire a sperimentare un nuovo punto di vista nei confronti del già conosciuto e vissuto quotidiano: a tal proposito si pensi al fatto (che a me personalmente ha fatto conoscere il bellissimo corso di formazione “Saper guardare un film” tenuto da Roy Menarini al Cinema Boldini) che le primissime scene girate dai fratelli Lumiére hanno ripreso proprio momenti di vita quotidiana, e (per di più!) personali: gli operai all’uscita della fabbrica dove loro stessi lavorano, una petit dejeneur con moglie e figlia di uno dei registi… La necessità insomma di provare a guardare il conosciuto con un paio di occhiali diversi. In questi termini, prezioso è il parallelismo tra i meccanismi psicologici messi in moto dal cinema (inteso sia come sua creazione che come sua fruizione) e quelli messi in moto dalla psicoterapia, che tra gli obbiettivi principali ha proprio quello di far “decentrare” la persona dalla narrazione della vita in cui è immerso e alla quale è profondamente attaccato ed osservare con consapevolezza le caratteristiche del proprio personalissimo “paio di occhiali per guardare il mondo”. Desiderando proseguire con tale parallelismo tra cinema e psicoterapia, meccanismi cognitivo-emotivi potentissimi che si attivano nella visione di un film sono quelli dell’empatia e dell’immedesimazione: pur consapevoli che ciò che vediamo sullo schermo è fittizio, inevitabilmente cediamo alla “Suspension of disbelief” (Coleridge) che consente di immedesimarsi nei personaggi e nelle storie raccontate e provare emozioni reali, e fare riflessioni, siano essi parallelismi o prese di distanza, tra ciò che vediamo e la vita vissuta. E ancora, il riconoscimento sullo schermo di emozioni o situazioni simili a quelle da noi vissute nella realtà ha un potente effetto di validazione, ovvero la conferma del fatto che un particolare vissuto è comprensibile, normale, e, potenzialmente universale (soprattutto tenendo in considerazione il contesto e gli antecedenti nei quali è prodotto). Validare un’emozione aiuta a sentirsi meno soli, alieni o diversi da ciò che ci circonda (sensazioni che spesso possono essere all’origine del malessere interiore). Nel primo esperimento di questo Cineforum sulle emozioni (che abbiamo chiamato “CINEMozioni” e si è svolto a novembre scorso) abbiamo affrontate tre tematiche: 1) “Connessioni Pericolose, il ruolo della Rete nel plasmare il quotidiano”; 2) “Imbarazzo ed estraneita’, 100 sfumature di timidezza”; 3) “IL RE E’ NUDO!” la coesistenza di grandiosità e fragilità nel Narcisismo”. Tali tematiche sono state affrontate proponendo una breve introduzione iniziale ai temi trattati, la visione di alcuni spezzoni di film (per la serata sulle Connessioni abbiamo scelto il film “Her” di S. Jonze e l’episodio “Caduta Libera” della serie Black Mirror; per la serata sulla timidezza pezzi di “Il riccio” di M. Achache, “I sogni segreti di Walter Mitty” di B. Stiller ed “Emotivi anonimi” di J. Ameris; per la serata sul narcisismo i film “E’ solo la fine del mondo” di X. Dolan e “Anomalisa” di C. Kaufman.), seguita da un confronto libero finale. Cosa è successo in queste serate? Ci siamo ritrovati circa in una ventina di persone complessivamente e dopo le visioni proposte si sono creati momenti di confronto e discussione sui temi proposti ed i vissuti attivati, spaziando da tonalità di piacevolezza, a sfumature di fastidio e bisogno di rimarcare la distanza o il non accordo con i vissuti rappresentati. Attimi e fenomeni, noi crediamo, molto preziosi. Vorremmo ripetere questa esperienza aumentando ancor di più la dose di partecipazione, partendo ad esempio proprio da una progettazione partecipata: quali tematiche affrontare? Attraverso quali pellicole? E’ possibile creare momenti e spazi di condivisione e di “ri-alfabetizzazione” emotiva attraverso il cinema, anche per promuovere una visione della psicologia non basata sulla demarcazione tra Salute e Malattia, ma su un continuum tra benessere e malessere che caratterizza la condizione umana? Sarà replicata l'esperienza del Cineforum sulle emozioni a Novembre 2019 (Lunedì 11 e 18 Novembre, dalle 20:30 alle 22:30 circa), e quest'anno ho scelto di usare le potenzialità offerte dalla tematica dell'ADOLESCENZA: Periodo della vita che racchiude e rappresenta metaforicamente tensioni psicologiche che ci accompagnano, anche se in modalità diverse, durante tutta la vita: Conflitto tra il bisogno di dare spazio all’emotività e la necessità di stare all’interno certi binari (regole sociali, familiari ecc..); Vissuto di spaesamento o inadeguatezza rispetto al proprio contesto, ma allo stesso tempo bisogno di appartenenza; difficoltà di comunicazione con pari o con superiori; Bisogno di definizione e ricerca di sé; Mancanza e ricerca di obbiettivi… La modalità sarà sempre la stessa: presenterò brevemente la tematica, con qualche accenno storico e/o stilistico sul film, proporrò una o più parole-chiave che possano guidare l’attenzione ad alcuni aspetti specifici durante la visione del film, poi guarderemo insieme film o spezzoni e ci confronteremo poi sulle emozioni e riflessioni suscitate da essi. Quest'anno l'esperienza di Cineforum è portata avanti in collaborazione con l'Associazione Metope, una neonata Associazione di Promozione Sociale che si propone di organizzare incontri e percorsi di yoga, meditazione, psicologia, scienze, storia e filosofia, e promuovere attività che favoriscano un rapporto autentico tra l’essere umano e l’ambiente; proporre laboratori artistici, in particolare teatrali e musicali, mirati alla conoscenza interiore. Per partecipare al Cineforum è gentilmente richiesto il tesseramento all'Associazione (di 15 euro), grazie al quale sarà possibile usufruire di tutte le altre attività portate avanti dall'Associazione, che vi invito ad esplorare qui Per partecipare è necessario iscriversi scrivendo a [email protected] o telefonando al 3283855674. Negli ultimi mesi non ho pubblicato contenuti su questo sito in quanto ho avuto la fortuna di poter iniziare a lavorare in Equipe con la Dott.ssa Federica Mazza psicoterapeuta presso il nostro nuovo studio di Psicoterapia a Ferrara "Caleidoscopio": grazie a questa collaborazione e alla disponibilità di studi e sale più grandi e "tutti nostri" abbiamo progettato ed effettuato diversi progetti per la promozione del benessere psicofisico e per la sensibilizzazione della popolazione verso tematiche psicologiche, sempre con un'attenzione particolare alla fruibilità ed alla piacevolezza della presentazione e dei contenuti. Ecco alcune delle nostre iniziative: - "Demotiva la fame emotiva" (2 edizioni): un incontro teorico-esperienziale condotto anche con la dietista Dott.ssa Valentina Ricci per esplorare le sfaccettature emotive cognitive e comportamentali del nostro rapporto (sano o talvolta meno sano!) con l'alimentazione e l'immagine corporea. Qui sotto qualche immagine degli eventi: - "CINEMozioni": Un cineforum di 3 serate (5, 12 e 12 Novembre 2018) nelle quali proponiamo la visione di spezzoni di film e un confronto/riflessione sulle tematiche emerse e sulle emozioni mosse da esse nei partecipanti. Abbiamo scelto come tematiche: il rapporto con la Rete e le implicazioni psico-sociali dell'essere "Iperconnessi", il vissuto di Timidezza ed imbarazzo nei contesti sociali, ed infine i tratti grandiosi/narcisistici di personalità e le loro implicazioni relazionali. Qua sotto la locandina (e vi invito ad esplorare il sito di Caleidoscopio per maggiori informazioni).
Periodo di nuovi progetti, progetti belli: da Gennaio 2018 io ed una collega psicoterapeuta, la Dott.ssa Federica Mazza , apriremo un nuovo Centro di psicoterapia cognitiva a Ferrara. Aspettative, speranze, motivazioni, progettualità ed entusiasmo, si affiancano, come per tutti, a momenti di paure e alte richieste verso sé stessi e gli altri. Nel turbinio della vita quotidiana mi concedo momenti di "STOP" con la meditazione. Un allenamento per il proprio cuore, la propria testa, la capacità di essere presenti e non giudicanti momento per momento. Come tutti gli allenamenti, una bella sfida verso sé stessi, in quanto non è facile uscire, anche solo per un attimo, dal fiume dei pensieri in cui siamo immersi e a cui siamo sempre fortemente aggrappati, e stare semplicemente a guardarlo mentre scorre. Percependo noi stessi come qualcosa di separato da esso, e volgendo delicatamente i nostri 5 sensi al respiro e al corpo. Allenamento prezioso, che confido di poter presto condividere con i miei pazienti.
Nel frattempo, condivido qualche immagine che può fornire uno spunto di riflessione sul rapporto coi propri pensieri: A tratti soggiunge l'immagine della mia mente come un tiro alla fune tra i pensieri (del prima e del dopo) ed il qui e ora e il mio corpo e il mio respiro; poi questa immagine si dissolve in un'altra, quella dell'addentrarsi in un bosco, lasciandosi gradualmente alle spalle i rumori e le luci della città e accogliendo prima una sensazione di piacevole silenzio ovattato e poi sentendo gradualmente i 5 sensi che si acuiscono e colgono suoni e colori inaspettati. "Questa mattina è stata portentosa. Un po’ di neve copriva il terreno. Il sole galleggiava in un limpido cielo azzurro. Anche il mare era azzurro e verde-azzurro fino all’orizzonte. Neanche un’increspatura. Calmo. Mi sono vestito e sono uscito a fare una passeggiata – deciso a non tornare indietro prima d’aver assorbito tutto quello che la Natura aveva da offrirmi. Sono passato accanto a vecchi alberi curvi. Ho attraversato un campo disseminato di pietre dove la neve s’era ammucchiata in banchi. Ho proseguito fino ad arrivare alla scogliera. Da lì ho guardato il mare e il cielo e i gabbiani che volteggiavano sulla spiaggia bianca laggiù. Tutto bello. Tutto immerso in una luce pura e fredda. Ma poi, al solito, i miei pensieri hanno cominciato a vagare. Con uno sforzo di volontà ho cercato di vedere quel che vedevo e nulla più. Mi sono dovuto dire che era questo che contava, non le altre cose. (E ci sono riuscito, per qualche istante!) Per qualche istante sono riuscito a scacciare i soliti pensieri su quel che è giusto o sbagliato – il dovere, i teneri ricordi, i pensieri di morte, come dovrei comportarmi con la mia ex moglie. Tutte le cose che speravo sparissero questa mattina. Le cose con cui convivo ogni giorno. Quel che ho calpestato per continuare a vivere. Per qualche istante mi sono distratto da me stesso e da tutto il resto. Ne sono sicuro. Perché quando mi sono voltato non sapevo più dov’ero. Finché alcuni uccelli non si sono alzati dagli alberi contorti. E sono volati nella direzione in cui dovevo andare. (Raymond Carver) Ringrazio per la suggestione di questa citazione Quiet Room lo spazio Mindfulness di Elisa Chiodarelli Una delle esperienze lavorative più stimolanti, arricchenti (e anche divertenti!) del 2017 è stata per me la conduzione di un corso di Allenamento della Memoria nell'ambito del ricco panorama culturale offerto dai Corsi di Cultura Ugo Coluccia della Biblioteca Comunale di Copparo...sono perciò onorata di poter replicare, innovandola e arricchendola, questa esperienza. Leggete tutto il "succoso" programma dei corsi allegato qui sotto in pdf.
Luglio 2017: E' per me una grande gioia aver vinto il concorso "La pratica clinica in psicoterapia cognitivo-comportamentale" organizzato dalla Sezione regionale Emilia-Romagna della Società Italiana di Terapia Cognitivo-comportamentale.
«Ho bisogno di psicoterapia perché ho cominciato a guardare solo fuori.
Ho bisogno di psicoterapia perché cadere otto volte nello stesso piccolo abisso non può mai essere casualità bensì causalità. Ho bisogno di psicoterapia perché il mondo è un abito che ultimamente mi sta straordinariamente male, perché il mondo è un abito e, chissà, un divano forse è il camerino giusto. Ho bisogno di psicoterapia perché cerco nel piacere un modo per riempire tutti i vuoti che ho nell’ anima e voglio conoscere questi vuoti per riempirli con parole di amor proprio, con carezze a me stesso. Ho bisogno di psicoterapia perché la mia voglia di divorare il mondo è finita quando ho sentito che il mondo si impegnava a divorare me e qui non c’è retorica, qui c’è qualcuno che deve imparare che vivere non è essere pranzo né commensale e non si può sperare che sia il mondo a impararlo. Ho bisogno di psicoterapia perché vedo cose e non è bello vedere in te quello che tanto ti infastidisce vedere negli altri, perché a volte sento che nessuno fa parte di me. Ho bisogno di psicoterapia perché sono un uomo normale che lavora più del normale, per brillare più del normale, com’è normale in questo sistema e mi sto rendendo conto che il normale non ha niente a che vedere con il naturale. Ho bisogno di psicoterapia perché gli anni mi hanno reso odiosamente responsabile e crescere non deve consistere solo nel viaggiare verso il paese delle responsabilità. Deve consistere anche nel vivere in pace con le tue ferite, in pace con il tuo passato, in pace con le persone. Ho bisogno di psicoterapia perché pensavo di aver già cancellato tutto ma la vita ti consegna i problemi pezzo a pezzo e ha sempre un altro regalo pronto per essere aperto, per farti crescere ancora un po’. Ho bisogno di psicoterapia perché ultimamente non ho saputo aprire questi regali. Per tutte queste ragioni so di aver bisogno di psicoterapia e sono già al lavoro, in cerca di uno psicologo.» Da "Tutti i miei futuri sono con te" di Marwan (2016) La prima esperienza, iniziata questa settimana, del "Corso psicoeducativo per persone con dolore cronico", ci ha portato a riflettere su una visione del dolore come una storia complessa che il nostro corpo ci racconta, che necessita, nella sua complessità, di essere esaminata in tutti gli aspetti: i fattori fisici, emotivi, cognitivi, sociali e comportamentali associati al dolore hanno un ruolo importante nel modulare l’esperienza dello stesso, “alzando” o “abbassando” il suo volume. Abbiamo visto come attività piacevoli abbiano il potere di condurre la nostra attenzione su stimoli legati al benessere, al piacere, e al senso di condivisione (mangiare un pezzo di cioccolata, accennare qualche passo di danza, prendersi cura dei nostri animali, fare una chiacchierata con un’amica…), alleviando in questo modo il senso di oppressione e intollerabilità che si associa al dolore prolungato. Abbiamo anche visto con vari esempi come la quantità di dolore spesso non coincida alla quantità di danno ai nostri tessuti: è tutto legato alla valutazione di pericolosità dello stimolo sensoriale che il nostro cervello emette in un determinato momento, e tale valutazione varia in funzione del contesto ambientale, ma anche relazionale. Pensiamo ad esempio a quanto può essere dolorosa una botta al dito di un piede mentre ci muoviamo in casa, rilassati, da una stanza all’altra, rispetto a quando ad esempio stiamo attraversando velocemente una strada trafficata…nel secondo caso il dolore percepito sarà minore, e la nostra attenzione sarà dedicata all’azione prioritaria di attraversare la strada.
Ho trovato un bel parallelismo tra il corpo e l’opera d’arte, che rende l’idea della complessità dei fattori in gioco e sottolinea la necessità di avere una visione d’insieme: “In un quadro o in un brano musicale, l’idea non può comunicarsi se non attraverso il dispiegarsi dei colori e dei suoni. Se non ho visto i suoi quadri, l’analisi dell’opera di Cézanne mi lascia la scelta fra più Cézanne possibili, ed è la percezione dei quadri a darmi l’unico Cézanne esistente, in essa le analisi assumono il loro senso pieno. Lo stesso può dirsi di una poesia o di un romanzo. È abbastanza noto che, anche se comporta un primo significato, traducibile in prosa, la poesia reca nella mente del lettore una seconda esistenza che la definisce come poesia. Come il parlare significa non solo attraverso le parole, ma anche attraverso l’accento, l’intonazione, i gesti e la fisionomia, e come questo supplemento di senso rivela non già i pensieri di chi parla, ma la sorgente dei suoi pensieri e il suo modo d’essere fondamentale, così essenzialmente la poesia è una modulazione dell’esistenza (..) Un romanzo, una poesia, un quadro, un brano musicale sono individui, cioè esseri in cui non si può distinguere l’espressione dall’espresso, il cui senso è accessibile solo per contatto diretto e che irradiano il loro significato senza abbandonare il proprio posto temporale e spaziale. In questo senso il nostro corpo è paragonabile all’opera d’arte. Esso è un nodo di significati viventi” (Merleau-Ponty, Fenomenologia della percezione, 1945). "Quale può essere quindi la strada migliore per fornire una risposta diagnostica e terapeutica soddisfacente per la persona con mal di schiena?
Il nostro modello di Spine Center nasce proprio per integrare le competenze di branche complementari come l’algologia (o medicina del dolore), la neurochirurgia, l’ortopedia, la neurologia, la neurofisiologia, la riabilitazione, la psicologia e la scienza della nutrizione, che si trovano ad affrontare la patologia acuta e degenerativa del rachide nella loro pratica quotidiana, al fine di trovare un percorso diagnostico e terapeutico integrato." Ecco l'articolo qui pubblicato sul Resto del Carlino, che introduce all'approccio dello Spine Center, un'équipe multidisciplinare per una cura integrata del mal di schiena, di cui sono molto felice di far parte. Il giorno 8 APRILE 2017 presso lo Studio Fisioterapico Viti (via Mazzini, 79, Bologna) presenteremo l'innovativo progetto multidisciplinare BRAINING: Un percorso di prevenzione e cura indirizzato a tutti coloro che desiderano “tenersi in forma” sotto ogni punto di vista, fisico, psichico e relazionale, al fine di prevenire le problematiche legate alla perdita della memoria o per essere aiutati nel recupero in caso di iniziali difficoltà. Io proporrò sessioni di ginnastica mentale con esercizi cognitivi che stimolano il cervello in tutte le sue competenze e funzioni e mirano ad elaborare nuove strategie per tenere a mente le informazioni più importanti; La Dott.ssa Carlotta Viti (fisioterapista) proporrà sessioni di ginnastica fisica mirata non solo a muscoli ed articolazioni ma anche all’equilibrio, alla percezione spaziale, alle competenze motorie, alla coordinazione, alla respirazione, al rilassamento ed all’apporto di ossigeno a tutti i tessuti; Valentina Lasagni (artista, illustratrice, insegnante di arti applicate e laboratori creativi, graphic designer) proporrà sessioni di stimolazione creativa e relazionale attraverso proposte visive, manuali e non, di analisi dell’immagine ed esperienze sociali legate al mondo dell’arte. Nella giornata dell'8 Aprile presenteremo il razionale del corso e vi daremo un "assaggio" delle attività: potrete scegliere se partecipare alla mattina (dalle 10 alle 12) o al pomeriggio (dalle 15 alle 17)...attendiamo conferme al numero 3283855674 o all'indirizzo email [email protected] A questo link ulteriori informazioni: www.studiofisioterapicoviti.it/2017/03/25/braining-non-dimentichiamoci-di-pre-venire/ e qui sotto potete scaricare la locandina dell'iniziativa
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